Se potrai gioire dell’opportunità di desiderare, il desiderio sarà sacro; espressione della vitalità, motore del divenire, trasformazione che esplicita ciò che contieni, un divenire che è crescita personale in senso maieutico.
Diventiamo quello che pensiamo; il desiderio è il fuoco che attiva l’espressione della nostra ardente interiorità e aspirazione.
Se potrai gioire del desiderare, senza soffrire per la mancanza dell’oggetto del desiderio, allora sarai felice e potrai godere del grande dono della fantasia, della creatività, del piacere di sognare e diventare ciò che vuoi essere, e che potenzialmente è già dentro di te. Noi siamo allo stesso tempo sognatori e sogni, e il viaggio alla realizzazione degli stessi.
Se erroneamente penserai che la tua gioia non sia nella facoltà di desiderare, ovvero di sognare, ma in ciò su cui essa viene proiettata dalla tua mente, ossia sull’oggetto, allora potresti soffrire.
Pensare che la gioia sia nelle cose è un grave errore.
Essa è nella coscienza, nell’unica entità che è capace di viverla, di riprodurla ogni momento, anche cambiando oggetto, e di proiettarla dove preferisce. Essa è la coscienza.
L’oggetto servirà, così, solo a riflettere la gioia sulla coscienza, come unico modo che essa ha per scoprire che la gioia è dentro di sé. Quando la gioia torna indietro dall’oggetto al soggetto, vuol dire che essa appartiene al soggetto. Egli può conoscerla e goderne anche proiettandola sull’oggetto, e tuttavia solamente sentendola fiorire dentro di sé, come parte della sua natura.